ROCKERILLA 09/2010
EL – Electric Leak
di Enrico Ramunni 9/10
Le origini bolognesi del quartetto non devono trarre in inganno: EL non è legato ad un unico luogo, ma fiorisce da un percorso di residenze artistiche in cui giorni o settimane di permanenza in rifugi selezionati (il Teatro Lavatoio di Santarcangelo di Romagna, Ortosonico di Giussago, il Teatro Petrella di Longiano) hanno innestato nuove radici, sedimentando nuove scorie sulla miscela di jazz e musica elettroacustica di partenza. EL è un insieme di crepe comunicanti nei due sensi: promanano un idioma autenticamente di avanguardia, cioè vivo e rivoluzionario, che reca i germi del cambiamento, e si fanno contaminare dal mondo esterno, dalle situazioni di altre realtà in movimento, Electric Leak – l’album – consta di tre suites per sax, tastiere, violoncello e percussioni, problematiche e ricche di accadimenti, cambi di scenario, mobilità cinematica. “T’bilisi – the Bombing of the City” è Avant Rock dai cui interstizi diffonde jazz progressivo, temi scolpite alla maniere di Henry Cow, e variato secondo la lezione dei Goodspeed! You Black Emperor, aperti al silenzio e alla dilatazione come alla più passionale movenza di danza. “Chisinau – The Pogrom” è ancora più radicale nel proporre motivi incalzanti, fortemente caratterizzati sul piano ritmico e melodico (movimenti dispari) e dissonanze plumbee o scheletriche (movimenti pari). “Buccaneer – No Man’s Land” non è da meno, esplorando rumore e contrasto e dissolvendosi in un duetto cello – pianoforte quasi neoclassico. Immaginifico.
ALIAS 09 OCT 2010
EL – Electric Leak
Una notevole, possente forza creativa sovrintende le scelte di questo gruppo nato nel bolognese qualche anno fa, piuttosto attivo sul versante concertistico, e ascoltato anche dagli studi di Radiotre. In formazione c’è un sassofonista, uno specialista di tastiere, un violoncellista, un batterista e percussionista: tutti, poi maneggiano con perizia e gusto l’elettronica «povera » e oggettistica varia. Suddiviso in tre grandi partizioni a mo’ di suite, il disco riesce a centrare perfettamente l’equilibrio tra improvvisazione jazz e radicale e struttura rigorosa della musica: con un «medium » che sembra essere la miglior mediazione possibile, l’art rock europeo di un quarantennio. Oasi di quiete e puntuti momenti di jazz rock, il ricordo degli Area e quello dei Van Der Graaf. Per il cuore e la testa assieme.
Meraviglioso
Guido Festinese
ALLABOUTJAZZ 05 – 2010
EL – Electric Leak
Ci sono musicisti che operano lontano dai riflettori e dall’ufficialità dei festival, ignorati dalle label più diffuse, musicisti che normalmente si aggregano in collettivi, si auto-producono, si inventano etichette indipendenti per poter veicolare la loro musica. Proprio da queste realtà periferiche giungono quasi sempre i fermenti più innovativi, le proposte più creative e interessanti di un mercato discografico congestionato e sempre più omologato. Il quartetto EL è una chiara dimostrazione di quanto spesso il sommerso brilli molto più del disco pubblicizzato, sponsorizzato e superprodotto.
“L’idea portante che ha spinto alla nascita del quartetto è quella di un’intersezione fra il linguaggio jazz ed improvvisativo con quello della musica elettronica ed elettroacustica”. Sono parole che forniscono una indicazione chiara sulla filosofia del gruppo ma non spiegano appieno l’intrigante flusso sonoro che scaturisce da Electric Leak, album che anche dalla veste grafica rigorosamente stampata a mano emana un’ipnotica energia e invia intriganti segnali.
Delle diciassette tracce che compongono Electric Leak alcune sono schegge fulminanti che colpiscono e scompaiono lasciando impresse macchie grumose, altre posseggono forme canoniche e compiute, tutte hanno come comune denominatore la ricerca sul suono. Possibili frammentazioni, (s)composizioni e stratificazioni, arditi accostamenti, scontri di frequenze, di sfrigolii valvolari, di segnali elettrostatici, lo spazio come stimolante dimensione con la quale interagire e non semplicemente da colmare, storie che accecano come folgoranti aforismi e storie che sembrano accompagnarci per mano verso mondi paralleli dove può accadere tutto e il contrario di tutto.
Piacciono in Electric Leak la sfrontatezza con la quale il quartetto bolognese oltrepassa i generi, l’equilibrio (in)stabile tra improvvisazione e scrittura, il gusto della sfida su di un terreno dove il pastiche è sempre in agguato, il violoncello che sporca la sua vocazione accademica con il rockettaro Wurlitzer, le vibrazioni d’ancia dei sassofoni che si contaminano con sintetizzatori e palpitanti echi progressive rock.
Insomma, Electric Leak è album imperdibile per entrare in contatto con le nuove tendenze che animano il mondo dell’improvvisazione.
Valutazione: 4 stelle
Vincenzo Roggero